Informazioni
Iscriviti alla newsletter
L'indice degli argomenti
Come si spilla la birra?
Come si degusta una
birra?
Dossier Birra e
Salute
© 2002 - 2014 - Tutti i diritti sono riservati, è vietato copiare senza autorizzazione queste pagine.
info@mondobirra.org
L'indice delle notizie
|
di Michael
Jackson
slowine messaggero di gusto e
cultura numero 27, marzo 2002
Puritani e irlandesi, birra e superalcolici, pub e
saloon: viaggio negli Stati Uniti del buon bere, con una selezione dei
migliori locali della Grande Mela secondo il più grande esperto di birra
del mondo.
Il servizio del cibo e delle bevande in Europa è fortemente
influenzato dallo scisma storico del cristianesimo, grosso modo lungo
l’asse nord-sud. Le stesse influenze religiose costituiscono quella
medaglia a due facce che sono gli Stati Uniti d’America: in Europa i paesi
cattolici considerano l’appetito naturale per cibi e bevande un’occasione
di godimento («Un pasto senza vino è come un giorno senza sole»); le
nazioni protestanti invece faticano a scrollarsi di dosso i moniti («ciò
che ricevi è una necessità; abbiamo cercato di renderlo il più neutro
possibile alla vista e al palato; non prendere troppo; sii grato; non
farti cogliere a goderne in modo frivolo»). Dall’altra parte
dell’Atlantico i pellegrini puritani sono ricordati come i padri fondatori
degli Stati Uniti, eppure questo è il paese del consumo sfacciato. I
pellegrini salparono dalle città protestanti di Leiden in Olanda e di
Plymouth in Inghilterra; rimasti senza birra, sbarcarono in quello che fu
chiamato Massachusetts anziché in Virginia come avevano progettato. Gli
operosi e intraprendenti olandesi e inglesi furono i primi birrai degli
odierni Stati Uniti, ma avevano bisogno dei cattolici per ottenere il
permesso di godere. Mi sembra che l’influenza irlandese costituisca
l’ingrediente essenziale del classico saloon americano. Mentre le altre
nazioni cattoliche d’Europa si trovano nel Sud produttore di vino,
l’Irlanda è un paese settentrionale che coltiva orzo per fare birra e da
distillare. Nell’Irlanda cattolica servire birra è una professione di cui
si va fieri; il taverniere è un ospite. Anche in Gran Bretagna gli osti
migliori spesso sono irlandesi. Con gli irlandesi arrivarono in America
coloro che servivano la birra in modo tale da suggerire che il suo consumo
poteva essere un piacere. Il vero saloon americano oggi si trova
soprattutto nelle città fondate per prime, vale a dire sulla costa
orientale, tra il Massachusetts e la Virginia. Si avverte l’influenza
olandese e inglese (echi degli accoglienti “caffè scuri” di Amsterdam o la
socievolezza contenuta di un pub di York o di Londra). Meglio ancora, nei
migliori saloon della East Coast c’è un che di carezzevole. La parola
contribuisce a definire l’immagine. Taverna ha un suono da Europa
continentale; pub è decisamente britannico; bar potrebbe essere irlandese
e servire stout alla spina, ma in America evoca piuttosto l’idea dei
superalcolici. Saloon suona americano. I termini sono intercambiabili e
ognuno degli osti citati sotto ha la propria preferenza. Io propendo per
saloon.
Gli osti di New York Gli irlandesi sono destinati
a fare gli osti? Non necessariamente: per molti anni, quando erano troppi
perché la terra li sostentasse tutti, uno dei figli era destinato a
condurre la fattoria di famiglia e gli altri a emigrare, diventando preti,
poliziotti, osti e operai edili. E anche scrittori, quanto basta per
riempirci la testa di romanticherie. A volte poi gli osti sono anche
scrittori. Il primo romanziere in carne e ossa che ho conosciuto era pure
oste: Sean Tracey dell’ormai scomparso pub Queen’s Elm di Chelsea (quella
di Londra, non di New York). Quando vado con le mie fantasie romantiche
al saloon americano, il personaggio dietro il bancone non è il piccolo e
scuro iberico la cui nave, che faceva parte dell’Armada, fu spinta fuori
rotta arrivando a Cork, e neppure il celta con i capelli rossi, gli occhi
verdi e le lentiggini. Il nostro irlandese dalla chioma argentea è alto
più di sei piedi, il volto color del prosciutto, il collo tozzo, le spalle
che sembrano il giogo di un carro, un petto simile a un fusto di birra e
gambe come tronchi d’albero. Il suo habitat naturale è dietro il bancone,
di preferenza in una città che ha accolto i suoi antenati quando c’era del
lavoro da fare. L’idea del saloon come rifugio raggiungibile a piedi
dal luogo di lavoro (o meglio ancora da casa) sopravvive in una certa
misura nel Nord-Est, mentre è pressoché somparsa nel resto degli Stati
Uniti; al di fuori di quella regione è ancor meno diffusa l’idea che si
tratti di un posto in cui parlare; molti “pub” americani mettono in
continuazione musica a un volume assordante. Insieme alla conversazione,
un vero saloon offre innanzitutto birra; può servire anche cocktail e vini
di moda, cosa che però può apparire frivola. E, soprattutto, il cibo è
minimo o marginale: è un saloon, non un ristorante. I saloon che offrono
poco o niente da mangiare sono pressoché sconosciuti nel resto del
paese. La “puritana” Boston è mitizzata negli Stati Uniti come la città
che vieta i piaceri. «Proibito a Boston» è una bella frase, in realtà la
città vanta qualche bel locale per bere. Dà vita a un altro binomio, ossia
“Boston-irlandese”; per capirlo basta andare in un pub che si chiama
Doyle’s nel quartiere di Jamaica Plain. Una delle sale è un santuario
dedicato ai Kennedy e a Michael Collins. New Amsterdam si trasformò in
New York. Dopo il nome olandese e quello inglese, avrebbe potuto diventare
New Dublin, magari all’epoca in cui fu aperto il saloon di McSorley nella
East Seventh Street, nel 1854. Quello storico saloon esiste ancora, ma la
città avrebbe dovuto cambiare nome molte altre volte. Ormai dovrebbe avere
un ripensamento ogni sei mesi, con ciascuna nuova infornata di potenziali
tassisti provenienti da Haiti, dalla Corea, da Taiwan o da chissà dove. Si
potrebbe decidere di chiamarla New Everywhere. È la città di ciascuno e
tutti lo sapevamo, prima dell’11 settembre 2001.
Una birra al bancone Ognuno ha una propria idea di New
York. La conosce anche chi non c’è mai stato. Io ci sono stato un’infinità
di volte e l’ho sempre amata, e il fatto che continui a romanzarla attesta
il suo potere. Come Amsterdam non è l’Olanda e Londra non è
l’Inghilterra, così New York, notoriamente, non è gli Stati Uniti.
Olandesi e inglesi, nati in fasce costiere sovrapopolate, penisole e
isole, si pigiarono a Manhattan e costruirono case in proporzione tanto
anguste che i territori al di là del fiume Hudson continuano a sembrare
una vastità estranea. Pub angusti: la forma migliore per ospitare un lungo
bancone con sgabelli. Alla dimensione orizzontale della sala e del bancone
si contrappone quella verticale, l’oste, di solito un tipo alto di nome
Sean. Per un attimo si piega in avanti, le braccia allargate, le mani
appoggiate sul bancone, per ascoltare l’osservazione di un cliente.
Arrivate dalla strada affollata, superate la porta e siete entrati a New
York, siete diventati parte della città. Siete lì con tutti gli
altri. Manhattan è un’isola densamente popolata in cui la gente abita
in appartamenti, anch’essi angusti. I prezzi delle case sono salatissimi,
sicché anche un buco è caro. La gente che vive in piccoli appartamenti non
vi trascorre troppo tempo libero; i più socievoli si trovano con gli amici
dopo il lavoro, o con i vicini, in un saloon comodo. Un’amica di Londra
si trovava a New York l’11 settembre e nei terribili giorni successivi.
Quando la gente ha ripreso gradualmente ad affollare le strade,
quest’amica è passata davanti a un bar e dalla strada ha potuto vedere la
lunga fila degli alti sgabelli, diversi dei quali occupati da operai edili
con l’elmetto. La possibilità di vedere dall’esterno in passato era
imposta dalla legge, di modo che i proibizionisti protestanti potessero
cogliere eventuali infrazioni. È stato detto che il proibizionismo fu un
tentativo della classe dirigente protestante e repubblicana di reprimere i
cattolici e democratici irlandesi. I saloon non sono più visti sotto
questa luce, perlomeno non a New York. La mia amica è entrata e ha trovato
uno sgabello vuoto. «Salve. Che cosa posso servirle, signora?». Ha
ordinato una Brooklyn Lager, pagando con una banconota da 10 dollari e
lasciando il resto sul bancone, alla maniera americana. I soldi possono
servire per pagare un secondo giro o essere lasciati come mancia. È
un’assidua di New York, ma la città non era se stessa da qualche giorno né
lo sarà per molti mesi, anche se una birra al bancone è un passo
importante nella direzione giusta.
Giugno 2005 |