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da Cheese 2005

 

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Il formaggio in dieci parole

1. Alpeggio

Territorio montano utilizzato nei mesi estivi per il pascolamento degli animali da latte, particolarmente ricco in essenze foraggere che conferiscono qualità peculiari al latte. Di solito nell’alpeggio è presente anche un locale per la lavorazione del latte. Molti sono i termini utilizzati nelle varie regioni per indicare un alpeggio, tra gli altri malga e alpe.

 

2. Cagliata

Primo prodotto della coagulazione del latte, in cui è avvenuto il passaggio da soluzione colloidale delle caseine in fase di sol allo stato di gel, in seguito all’aggiunta di caglio o alla coagulazione lattica. In pratica la cagliata è la caseina in fase gelatinosa separata dal siero, prima tappa nel processo di produzione del formaggio.

 

3. Erborinatura

Caratteristica propria dei formaggi in cui la pasta presenta screziature di colorazione verde o blu per la presenza di muffe. È peculiare di alcuni grandi formaggi europei come il gorgonzola, lo stilton, il roquefort e altri bleu francesi. Il termine prende origine dal lombardo erborin (prezzemolo), riferito al particolare colore e alla struttura della pasta. In francese il termine usato è persillé.

 

4. Fermenti lattici

Microrganismi (batteri) di enorme interesse caseario in quanto favoriscono l’acidificazione e la maturazione del latte e della cagliata. Sono i principali responsabili delle caratteristiche organolettiche dei formaggi in quanto intervengono nelle fermentazioni a carico del lattosio e di altri componenti fondamentali del latte. Una selezione dei batteri (compresi quelli lattici) viene fatta con la termizzazione, mentre con la pastorizzazione vengono in parte eliminati. Nella trasformazione casearia del latte pastorizzato è necessario l’innesto con altri fermenti selezionati.

 

5. Lattosio

Lo zucchero caratteristico del latte, in cui rappresenta l’elemento energetico di pronta assimilazione; chimicamente è l’unione di una molecola di glucosio con una di galattosio ed è poco diffuso in natura. Importante è la sua presenza in alcuni tessuti nervosi. Il lattosio non ha rilevanza quantitativa nella lavorazione casearia in quanto rimane disciolto nel siero del latte; la sua fermentazione in acido lattico da parte della flora lattica è il fenomeno più importante poiché influenza le caratteristiche organolettiche dei formaggi.

 

6. Occhiatura

Insieme di occhi (buchi) che si manifestano nella pasta a seguito delle fermentazioni acide con produzione di gas, in particolare anidride carbonica. L’occhiatura è di solito piccola, uniforme, con qualche eccezione, come nel caso dell’Emmenthal, dove si presenta piuttosto grande, estesa, ad opera dei propioni batteri che trasformano l’acido lattico in acido propionico e anidride carbonica.

 

7. Pastorizzazione

Trattamento termico sul latte crudo della durata di almeno 15 secondi a una temperatura non inferiore a 71,7 gradi; dopo tale trattamento il latte deve presentare reazione negativa alla prova della fosfatasi (enzima). Scopo della pastorizzazione è quello di abbattere tutti i germi patogeni assicurando la salubrità del latte e migliorandone la conservabilità a bassa temperatura. Elimina però anche i batteri “buoni” che favoriscono il processo di caseificazione, rendendo necessario l’innesto di fermenti selezionati prodotti in laboratorio.

 

8. Rottura della cagliata

Operazione meccanica di rottura del coagulo al fine di favorire la separazione e lo spurgo del siero. Si effettua con particolari strumenti detti spini o lire. La rottura della cagliata deve inizialmente essere grossolana; in seguito, con il ripetersi dell’operazione, si ottengono le dimensioni dei granuli volute: di una noce o di una nocciola per i formaggi freschi e molli, di un chicco di mais per i formaggi a pasta cruda e pressata, di un chicco di riso per i formaggi cotti a pasta dura.

 

9. Ricotta

Per la legislazione italiana la ricotta non è un formaggio, in quanto non si ottiene per coagulazione della caseina nel latte, bensì è il frutto della coagulazione delle proteine del siero (sottoprodotto della lavorazione di latte vaccino, ovino o caprino) ad alta temperatura (80 – 90 gradi). Dal punto di vista nutrizionale la ricotta è un prodotto magro, ricco di proteine nobili.

 

10. Stagionatura

Fase finale della fabbricazione che determina le condizioni finali del formaggio; avviene in locali appositi (cantine, grotte, ecc.) o in celle termoregolate e può essere di pochi giorni per i formaggi freschi o prolungarsi per alcuni anni nei formaggi a pasta dura. Durante questa fase le forme necessitano di continui rivoltamenti e cure.

 

Le famiglie dei formaggi

Grassi, semigrassi, erborinati, a pasta dura, pressata, filata… sono molti gli attributi che accompagnano la descrizione dei formaggi. Siamo sicuri di conoscerne con esattezza il significato? A Cheese il formaggio sarà messo in mostra, venduto, annusato, toccato e degustato… ma soprattutto se ne parlerà. Questa kermesse internazionale infatti è diventata con il passar del tempo (siamo alla quinta edizione) il luogo di incontro di esperti e addetti ai lavori e un’occasione per dibattere, confrontare, informare, presentare…

Le classificazioni

La classificazione generale dei formaggi è un’operazione molto complessa, se non impossibile, data l’estrema varietà dei prodotti. Più agevole appare invece utilizzare una pluralità di criteri di classificazione, connessi sia alle caratteristiche proprie del formaggio, sia alla tecnologia di produzione. È opportuno sottolineare che ciascuna delle famiglie che proponiamo può combinarsi con le altre, poiché si riferisce a parametri diversi.

Classificazione in base al latte

È il modo più semplice per distinguere i formaggi. Le famiglie sono generalmente cinque, così suddivise:

formaggi vaccini, a base di latte di vacca;

formaggi pecorini, a base di latte di pecora;

formaggi caprini, a base di latte di capra;

formaggi bufalini, a base di latte di bufala;

formaggi a latte misto.

Abbiamo fatto riferimento ai tipi di latte maggiormente prodotti nel mondo. Nelle produzioni artigianali e tradizionali talvolta la purezza non è osservata rigorosamente. Ad esempio, le mandrie alpine hanno spesso al seguito qualche capra: il loro latte è aggiunto a quello vaccino nella produzione del formaggio. Del resto, quando il formaggio è Dop, è lo stesso disciplinare di produzione a consentire tale pratica.

Classificazione in base al contenuto di grassi

I formaggi sono classificati in base alla percentuale di grasso misurato sulla sostanza secca. Si distinguono quindi:

formaggi grassi: percentuale di grasso sul secco superiore al 42% (latte intero);

formaggi semigrassi: percentuale di grasso sul secco variabile dal 20 al 42% (latte parzialmente scremato).

formaggi magri: percentuale di grasso sul secco inferiore al 20%.

 Anche se in teoria esiste la categoria dei formaggi magri, nella pratica tale condizione è rispettata in pochi casi, ad esempio nel Graukäse, formaggio grigio del Trentino, ottenuto da latte scremato. Magre sono le ricotte, che tuttavia non rientrano nella categoria dei formaggi essendo prodotte dal siero e non dal latte.

Grasso sul secco

Il consumatore attento alla dieta e all’aspetto fisico è attirato dai formaggi freschi, a maggior contenuto d’acqua, ritenendoli magri. Ad esempio, 100 grammi di mozzarella contengono in media 20 grammi di materie grasse, mentre 100 grammi di parmigiano reggiano e di grana padano ne contengono circa 28. Si pensa in generale che un formaggio stagionato e duro sia grasso. Conviene dunque porci una domanda: durante un pasto, riusciamo a consumare pari quantità di prodotti freschi e stagionati? La pratica dice di no: se a fronte di 100 grammi di mozzarella consumassimo 60 grammi di parmigiano o di grana, introdurremmo circa 17 grammi di materie grasse, contro i 20 grammi della mozzarella.

Contrariamente al pensiero comune, la Mozzarella è un formaggio grasso, mentre il Parmigiano è semigrasso, in base alla legislazione vigente. Infatti, secondo la normativa corrente il grasso nei formaggi è calcolato sulla sostanza secca (s.s.), ovvero dopo che è stata sottratta l’acqua. Del resto, il calcolo sul tal quale, ovvero sul prodotto così come si presenta, sarebbe praticamente impossibile su buona parte dei formaggi che sono soggetti a calo di peso per la perdita di acqua durante la stagionatura e l’affinamento. Il dato sarebbe veritiero e non in balìa delle variazioni solo sui prodotti freschi di pronto consumo. La mozzarella contiene il 50% di grassi sulla sostanza secca, il parmigiano e il grana ne contengono circa il 35%, mentre sul tal quale la percentuale è del 20 sul primo e del 24,5 in media sul secondo. È la quantità di acqua a giocare un ruolo importante: sulla mozzarella tal quale è del 60%, mentre è circa del 30% sugli altri due formaggi. Il conto è presto fatto: la sostanza secca su 100 grammi di mozzarella è pari a 40 grammi, di cui il 50% fa 20 grammi di grassi; il secco su 100 grammi di Parmigiano è pari a 70 grammi di cui il 35% fa 24,5 grammi di grassi.

 

Classificazione in base al contenuto di acqua

In questo caso si distinguono:

formaggi a pasta dura: meno del 40% di acqua;

formaggi a pasta semidura: fra 40 e 45% di acqua;

formaggi a pasta molle: fra 45 e 60% di acqua.

 

Classificazione in base alla tecnologia di produzione

I formaggi sono classificati in base al trattamento subìto dalla cagliata durante la produzione. Si distinguono quindi:

formaggi a pasta cruda: non si cuoce la cagliata dopo la rottura;

formaggi a pasta semicotta: dopo la rottura la cagliata è cotta a temperatura inferiore a 48°C;

formaggi a pasta cotta: dopo la rottura la cagliata è cotta a temperatura compresa fra i 48 e i 56°C;

formaggi a pasta filata: la cagliata matura nel siero caldo, acido, per alcune ore, poi viene tirata con le mani;

formaggi a pasta pressata: sulle forme si esercita una pressione di durata variabile (generalmente da una a 24 ore) per favorire la fuoriuscita del siero prima della formazione della crosta;

formaggi erborinati: la pasta contiene diffuse screziature blu e verdi dovute a particolari muffe sviluppatesi naturalmente o provocate ad arte mediante la foratura delle forme (è il caso del Gorgonzola e dei Blu);

formaggi a crosta fiorita: sulla crosta si sviluppa uno strato superficiale di muffa biancastra determinata dalla microflora. È caratteristica dei formaggi a pasta molle, soprattutto francesi, quali il Brie e il Camembert;

formaggi a crosta lavata: la crosta è lavata periodicamente con soluzioni di acqua e sale (taleggio) e soluzioni idroalcoliche (epoisses de Bourgogne lavato con acquavite). È caratteristica dei formaggi a pasta molle.

 

Classificazione in base al periodo di stagionatura

I formaggi sono classificati in base alla durata della maturazione. Si distinguono quindi:

formaggi freschi: da consumarsi entro pochi giorni dalla produzione;

formaggi a maturazione breve: fino a un mese di maturazione;

formaggi a maturazione media: da 1 a 6 mesi di maturazione:

formaggi a maturazione lenta: oltre i 6 mesi di maturazione.

Formaggi grassi

a pasta molle: murazzano, robiola di Roccaverano

a pasta molle erborinata: gorgonzola

a pasta molle e crosta lavata: taleggio

a pasta molle filata: mozzarella

a pasta semidura, semicotta: bitto, fontina

a pasta dura, cotta: monte veronese, montasio

a pasta dura, cruda: fiore sardo

 

Formaggi semigrassi

a pasta semidura, cruda, pressata: castelmagno, bra, raschera

a pasta semidura semicotta: asiago d’allevo

a pasta dura, cotta: grana padano, parmigiano reggiano, pecorino

 

Formaggi duri

a pasta cotta: grana padano, parmigiano reggiano, pecorino romano, montasio

a pasta cotta pressata: emmental

a pasta semicotta: pecorino sardo

a pasta cruda: pecorino siciliano, fiore sardo, canestrato

a pasta filata: ragusano

 

Formaggi semiduri

a pasta semicotta: asiago, bitto, fontina

a pasta cruda pressata: bra, castelmagno

a pasta filata: caciocavallo, provolone valpadana

 

Formaggi molli

a pasta cruda: robiola, quartirolo, stracchino, crescenza

a pasta filata: mozzarella

a pasta erborinata: gorgonzola

a crosta lavata: taleggio

 

Formaggi a pasta cruda

a pasta molle: murazzano, robiola di Roccaverano

a pasta molle erborinata: gorgonzola

a pasta molle e crosta lavata: taleggio

a pasta semidura pressata: bra, castelmagno, raschera

a pasta dura: pecorino siciliano, fiore sardo, ccanestrato pugliese

 

Formaggi a pasta semicotta

a pasta semidura: asiago, bitto, fontina, pecorino toscano

a pasta dura: pecorino sardo, monte veronese

 

Formaggi a pasta cotta

a pasta dura: grana padano, parmigiano reggiano, montasio, pecorino romano

a pasta dura pressata: emmental

 

Formaggi a pasta filata

a pasta molle: mozzarella

a pasta semidura: caciocavallo silano, provolone valpadana

a pasta dura: ragusano

 

Formaggi erborinati

a pasta molle: gorgonzola, roquefort, fourme d’Ambert, bleu d’Auvergne

a pasta dura: stilton, buxton blue, cabrales

 

Il reportage fotografico da Cheese 2005 Bra - (CN)

17-18 Settembre 2005

Marco Tripisciano / Patrizia Mignosi / Francesco Barbanti

Formaggio e birra - Un matrimonio riuscito


Nella tradizione delle birre d’abbazia belghe l’abbinamento con il formaggio esiste da secoli, e ancora oggi tutte le birrerie trappiste si dedicano anche alla caseificazione, producendo generalmente tome di latte vaccino. Questo significa che non è stato scoperto nulla di nuovo nel momento in cui si è deciso di sperimentare e studiare i diversi abbinamenti tra birra e prodotti caseari. Semplicemente, mentre il panorama dei formaggi nei paesi del Nord Europa subiva un drastico impoverimento a causa dell’omologazione industriale, il consumo di birra di qualità di differenti tipologie si diffondeva anche nei paesi mediterranei, dove la varietà e la ricchezza dei derivati del latte ha resistito e conosce oggi una fortuna crescente. Con la birra artigianale, giocando sulle differenze di gusto che questa metodologia di produzione consente, il formaggio, nelle tipologie di gusto e aromi più diversi, trova la sua compagna d’elezione.

L’abbinamento birra-formaggio non è da considerare una sfida al vino, ma piuttosto un'alternativa che arricchisce il panorama gastronomico. A Cheese questo è stato ben evidenziato con la presenza di due spazi dedicati al “bere bene”: l’Enoteca, che affianca con la sua ricca proposta di etichette la Gran Sala del formaggio, e la Piazza della birra, che ospita le birre artigianali non pastorizzate dei birrifici artigianali italiani. Nei Laboratori del Gusto, invece, la presenza del vino resta decisamente preponderante rispetto a quella della birra (71 abbinamenti contro 4) a dimostrazione di quanta ricchezza in biodiversità e metodi di produzione – e quindi in sapori - il mondo enologico riesce ad esprimere.
Ma veniamo a qualche consiglio per chi vuole arricchire il tagliere dei formaggi con un boccale in accompagnamento. Tutte le birre in stile d’abbazia vanno benissimo con i formaggi di media e alta stagionatura con gradazione alcoolica sopra gli 8 gradi, che creano un equilibro perfetto, grazie alla tostatura e all’acidità, con il gusto forte del formaggio invecchiato. Il culmine della piacevolezza si raggiunge insieme agli erborinati. In linea generale, con i formaggi freschi si può consigliare una blanche, dal gusto leggermente mieloso, ma speziato e delicatamente citrico. Con i formaggi dalla pasta grassa e untuosa, come il taleggio o le tome, vanno bene le pils bionde che hanno un retrogusto amaro intenso.
Ma i cultori birrari più curiosi possono allargare il proprio orizzonte andando a sperimentare altre possibilità. Il criterio generale più semplice e diretto è quello di accompagnare il formaggio con una birra di analoga struttura, perché il risultato finale dell’abbinamento sia giustamente equilibrato e gradevole al palato; non va peraltro dimenticato che l’abbinamento meglio riuscito non si ottiene smussando le caratteristiche più spigolose dell’uno o dell’altro ingrediente, ma facendole opportunemente risaltare. E’ possibile poi correggere le punte di eccessivo contrasto giocando sulla stagionatura del formaggio.
 

 

Alpeggi Svizzeri Prodotto Caseari da Enna
Kuaska e Schigi Piccolo Microbirrificio Troll
Birra del Borgo (RI) Troll
Grado Plato Baladin
Baladin Kuaska e Teo Musso Chiesa di Bra
Laboratorio del Gusto
Sabato 17 Settembre 2005 - h. 13:00 - Sala Maschili 2 -
Le Pils del mondo fanno la corte ai caci
Kuaska Saint Hubert (Zago)
Saint Hubert (Zago) Partecipanti Laboratorio Kuaska
I formaggi del Laboratorio Schigi al Laboratorio
Kuaska e le birre del Laboratorio Partecipanti Laboratorio
 
Marco allo Stand UB
Laboratorio Acqua e Baladin Lorenzo Bottoni e Kuaska
Stand Piccolo Microbirrificio Stand Zago Patrizia e i DZR
Bicchiere Piccolo Microbirrificio Marco e Pat al Baladin Stand Beba
Stand Beba Stand UnionBirrai Staff UnionBirrai
Stand Baladin
Stand Baladin Stand Piccolo Microbirrificio
Stand Grado Plato
Stand Troll Stand Baladin Stand Birra del Borgo
Stand Birra del Borgo
Stand Troll
Laboratorio: I formaggi a crosta lavata di Francia e Italia

Quella delle croste lavate è una categoria di formaggi dai sapori molto forti e decisi. Tre formaggi italiani, selezionati e affinati da
Carlo Fiori di Luigi Guffanti 1876 di Arona, si affiancano a tre francesi, della medesima tipologia, scelti da Gérard Poulard, maître fromager di “Poulard Les Fromagiers” di Parigi. Vengono accompagnati in questa inusuale degustazione tre diverse tipologie di bevande da ciascuno dei due paesi: acquavite, birra e bollicine.

Marco e Teo Musso Patrizia e Teo Musso Kuaska al Laboratorio
Kuaska al Laboratorio I formaggi in crosta lavata
La Super Cheese Kuaska
I relatori del Laboratorio
Teo Musso che serve ai tavoli. Ve lo sareste mai immaginato?
Teo Musso e Kuaska
I partecipanti
Stand Grande Mercato dei Formaggi
     

 

 

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