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Fonti
F. Niccolini Adimari, Il libro
della birra, Sonzogno, Milano 1975;
A.
Perrier-Robert e A. Mbay, La bière, Larousse, Parigi 1988. |
Cenni Storici sulla birra
Bevanda a basso tenore alcolico, frizzante e schiumosa, di sapore amarognolo
e colore variante dal biondo al rosso allo scuro, ottenuta dalla
fermentazione del malto d'orzo (o di altri cereali quali riso, grano e mais)
e aromatizzata con luppolo. Possono essere considerate bevande analoghe alla
birra la chica di mais messicana, il sakè giapponese ricavato dal riso e il
kvas russo ottenuto in origine dalla fermentazione del pane di segale. La
birra fu la prima bevanda fermentata entrata nell'alimentazione umana,
poiché si ritiene che la scoperta dei processi di saccarificazione dei
cereali risalga a circa 5000 anni prima di Cristo. Le prime testimonianze
sulla produzione e il consumo di birra provengono dalla Mesopotamia e la sua
diffusione è accertata già in epoca pre-romana in tutte quelle zone
dell'Europa, dell'Asia e dell'Africa mediterranea nelle quali non era
coltivata la vite. I Sumeri e gli assiro-babilonesi ne regolamentarono il
consumo per legge (codice di Hammurabi), ne affidarono la produzione a una
corporazione specializzata di artigiani e la considerarono, più che una
bevanda, un nutrimento, tanto da inserirla nel salario dei lavoratori. In
Egitto, in Palestina, in Macedonia, oltre che nei paesi dell'Europa del
nord, la birra fu associata a pratiche religiose e rituali: veniva bevuta
durante i funerali in onore delle virtù del defunto e offerta in sacrificio
alle divinità (Ishtar in Assiria, Thot in Egitto, Gambrinus nelle regioni
nordiche). I romani non furono grandi bevitori di birra, anzi l'avvertirono
come un elemento della cultura delle popolazioni barbare stanziate alla
periferia dell'impero, e quindi estraneo a loro. Furono proprio le
migrazioni di quei popoli a diffondere in ogni angolo d'Europa l'uso della
birra, di cui i monaci cristiani perfezionarono già prima del Mille, nelle
cantine dei monasteri, le tecniche di fabbricazione. Soprattutto in Francia
e in Germania, nei secoli successivi, interventi legislativi mirarono a
uniformare i criteri di fabbricazione, di conservazione e di commercio della
birra. L'impiego del luppolo come aromatizzante fu introdotto in Germania
nel 1275; nel 1487 fu promulgato da Alberto IV di Baviera il decreto sulla
genuinità della birra convertito poi in legge generale da Guglielmo II
(1516). Questa legge (Reinheitsgebot, legge della purezza) imponeva la
produzione della birra mediante malto di orzo, luppolo, lievito e acqua,
vietando ogni altro ingrediente. A partire dal XVIII secolo, con
l'introduzione di perfezionamenti tecnici riguardanti la qualità dei
lieviti, si consolidò in Europa la supremazia dei maestri birrai tedeschi
(Monaco e Dortmund); in Germania venne anche messo a punto, nella seconda
metà del XIX secolo, il ciclo produttivo della birra a bassa fermentazione
(in cui il mosto raggiunge la temperatura di 4-6°) che divenne il più usato
nell'Europa continentale e nel mondo, mentre l'antico sistema ad alta
fermentazione (mosto da 15 a 20°) permaneva in Gran Bretagna. In Italia fino
alla metà dell'Ottocento si consumarono modeste quantità di birra,
prevalentemente di importazione e solo nelle regioni alpine. La prima
fabbrica italiana fu creata a Brescia nel 1828 da Frank Xavier Wührer e con
il consumo crebbe nel Novecento un'industria birraria sviluppata ma non
ancora competitiva a livello europeo.
R.
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