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La
storia si scrive con la birra
di Tom
Bruce-Gardyne
slow messaggero di gusto e
cultura numero 24, genaio - marzo 2002
La mucca di un cartone animato, una frisona gialla e nera
di nome Graham con mammelle pendule, ultimamente è spuntata dappertutto.
La si vede fare grandi sorrisi dai tabelloni, dalle pagine delle riviste e
in tivù, una benvenuta esplosione di animazione nel flusso monotono e
pomposo delle pubblicità di automobili. Ha lo scopo di stimolare la
domanda di Boddington’s, «la crema di Manchester», e di far lavorare al
massimo il birrificio di Strangeways per sfornare fino a mezzo milione di
pinte al giorno. Da quando la Whitbread l’ha acquistata nel 1989, la
Boddington’s si è trasformata da birra popolare nel Nord-ovest in una
diffusissima marca nazionale. Gran parte del successo va attribuita a un
piccolo e rivoluzionario pezzo di plastica inserito in ogni lattina di
Boddington’s a partire dai primi anni Novanta. Il dispositivo ha un
forellino attraverso cui passa la birra quando si apre la lattina e la
pressione la spinge fuori. In tal modo si forma un flusso di bollicine che
salgono in superficie, creando la caratteristica spuma cremosa della
birra. Grazie a un abile marketing, la Whitbread ha fatto della sua «crema
fredda» la più venduta birra in lattina «alla spina» del paese, prima di
cederla alle belga Interbrew nel 2000. Purtroppo nel corso degli anni
la birra si è ridotta a una bevanda anonima e omogeneizzata che non
dispiace a nessuno. Di conseguenza, Boddington’s non suscita più
quell’orgoglio di Manchester che potete trovare con la Guinness nella
natìa Irlanda. Tuttavia, il birrificio di Strangeways ha svolto un ruolo
fondamentale nella storia della birra di questa città, di cui continua a
essere un importante punto di riferimento con le sue ciminiere che si
ergono al di sopra del famoso carcere contiguo.
Acqua leggera e prezzi popolari Alla fine
del Settecento, nella fascia settentrionale della città cominciarono a
spuntare birrifici come Boddington’s per rifornire la popolazione
crescente di operai di fabbrica. La posizione permetteva di avere un buon
rifornimento di acqua dal sottosuolo e consentiva di evitare la tassa sui
cereali imposta dalla Manchester Grammar School. Dopo aver trascorso una
dura giornata filando e tessendo in quegli «opifici bui, satanici», gli
operai avevano bisogno di una buona pinta per mandar giù la polvere. Per
estinguere tanta sete la sola Boddington’s riempiva 100.000 fusti all’anno
intorno al 1877. In questo modo aveva sopravanzato le sue rivali maggiori,
Threfalls e Deakins, diventando la più grande produttrice della città,
allo stesso livello di nomi celebri come Bass, Guinness e
Whitbread. Secondo Alastair Hook, che è stato mastro birraio nel
brewpub e ristorante della città Mash & Air, «la storia di
Manchester si basa sulla birra leggera, quella per gli operai fornita dai
birrai che portavano berretti di stoffa». Oggi alla guida del birrificio
Meantime a Greenwich, prova nostalgia per «la deliziosa acqua leggera
della città» e afferma che «fare la birra lì era sempre una gioia». Fu il
tipo di acqua a indirizzare i primi fabbricanti di birra soprattutto verso
le bitter leggere e chiare. Quindi, grazie all’utilizzo di generose
quantità di luppoli, tra cui varietà forti come Fuggles e Goldings, emerse
un certo stile di birra rinfrescante e lievemente solforosa. Lo si può
ancora trovare nei quattro birrifici indipendenti rimasti in città, quelli
sopravvissuti all’ondata di chiusure e fusioni. Holt’s, che lo scorso anno
è tornato in mani private in primo luogo per evitare di essere rilevato,
si trova proprio dietro Boddington’s. La sua birra ha un sapore amaro che
può essere misurato, a quanto pare, in EBU. Un’etichetta popolare come la
Bitter della Tetley arriva a 28 nella scala EBU, mentre la Bitter di
Holt’s arriva a 39. Afferma il mastro birraio Keith Sheard: «è tutta
questione di luppoli», aggiungendo che «il direttore piomba dritto su di
me appena l’amaro comincia a ridursi». Gli altri birrifici locali -
Lees, Hydes e Robinsons - condividono il vecchio detto del Nord «chi la
dura la vince», e hanno cercato di restare il più fedeli possibile alle
loro ricette originali. Ovviamente, le grandi compagnie sostengono la
stessa cosa, ossia che il carattere innato delle loro birre è rimasto
costante in un mondo in continua evoluzione, a dispetto della graduale
perdita di forza e di sapore che può solo essere conseguenza di un taglio
degli ingredienti. Come dice un piccolo fabbricante di birra, «nessuna di
quelle pavide grandi multinazionali ama vedere tra le voci del bilancio
luppoli e malti costosi». La birra a buon mercato è un’altra grande
tradizione di Manchester, con la sua storia di una forza lavoro in rapida
crescita, assetata ma poco pagata. In questo caso il premio per la
generosità spetta alla Holt’s, dove una pinta di bitter solo da poco ha
infranto la barriera della sterlina raggiungendo l’attuale prezzo di 1,19
sterline in tutti i 128 pub riforniti dal birrificio tranne uno.
Considerato che gli osti di altre città, in particolare Londra, chiedono
il doppio e a volte di più, vale quasi la pena di trasferirsi a
Manchester! Ma come fanno a costare così poco? «Molti penseranno che
risparmiamo sulla qualità delle materie prime, ma non è affatto così»,
sottolinea Keith Sheard; «compriamo ingredienti della migliore qualità
nelle East Midlands e nel Kent e i malti dai maggiori maltatori, dettando
criteri forse più rigorosi dei birrai più grandi». I costi di
distribuzione sono ridotti al minimo grazie al fatto che tutti i pub
riforniti sono nei dintorni - il più lontano è solo a un’ora di distanza,
a Macclesfield - e che non si spendono soldi in pubblicità. Keith fa
notare che «ogniqualvolta compriamo una pinta di lager Carling, paghiamo
per quei sorridenti attori della Tv». «Il problema», afferma James
Campbell del microbirrificio Marble, «è che la gente qui è piena di
preconcetti: se una cosa non è sotto i riflettori, non è stata
pubblicizzata in televisione, pensa che sia un prodotto di bassa
qualità».
Artigianali Il birrificio si trova dietro il
suo pub, il Marble Arch in Rochdale Road, ed è stato creato tre anni fa.
Dallo scorso autunno è esclusivamente biologico e, tra le altre birre,
produce la Old Lag fortemente luppolata, una pale ale con alcol del
5 per cento in volume, la Cloudy Marble e la Northern Quarter. Uno dei
pionieri di questo settore, nonché uno dei pochissimi microbirrifici
sopravvissuti dall’inizio degli anni Ottanta, è il Phoenix di Heywood. Il
mastro birraio, Richard Bozen, si proponeva di ricreare quello stile di
pale bitter con cui era stata svezzata la città, una birra con un
gusto secco, quasi astringente. Con una produzione attestata intorno ai
100 fusti alla settimana, la Phoenix non può certo insidiare Boddington’s,
ma le sue birre cominciano a essere vendute ben oltre l’area di
Manchester, portando il gusto del Nord-ovest nei pub dell’Inghilterra
meridionale. Se le vendite di Marble, Phoenix e altre birre artigianali
crescono, ciò è dovuto esclusivamente al passaparola. Può darsi che sia un
pio desiderio, ma questo fatto potrebbe costituire un segnale, sia pure
debole, di una reazione contro il pugno di grandi marche che dominano il
mercato. Attualmente, quattro quinti della birra in Gran Bretagna sono
prodotti da sole tre aziende, due delle quali hanno sede all’estero. Di
fronte a un consumo di birra a dir tanto statico, e con Whitbread e Bass
che intendono abbandonare completamente la produzione, il settore sembra
soffrire di una grave depressione. A Manchester la situazione appare un
po’ più rosea grazie alla determinazione di quattro birrifici a conduzione
familiare di restare nel settore e alla fedeltà degli avventori dei pub
alle loro birre. Ma l’elemento decisivo è il fatto di essere proprietari
dei loro locali, poiché le grandi catene di pub esigono dai loro fornitori
condizioni che solo i grandi birrifici sono in grado di rispettare. Che
poi queste condizioni siano sempre un vantaggio per il pubblico è un’altra
questione. Un portavoce della grande catena di pub Wetherspoons ha
dichiarato che «facendo pagare 1,40 sterline a pinta, intendiamo essere
più economici di chiunque altro di un buon 30 pence». È chiaro che non
mette piede da un pezzo in un pub di Hyde’s o di Holt’s e che dovrebbe
fare un salto a Manchester, soprattutto nel Northern Quarter. Secondo la
nuova guida di Manchester edita dalla CAMRA(1), questa parte della città
«ha i migliori pub e la miglior scelta di real ale di ogni altro posto al
mondo».
Note 1. Manchester - Real ale in the
revitalised city, 4,95 sterline, pubblicato da CAMRA (Campaign for Real
Ale). Tel +44 1727 867201.
Giugno 2005 |