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La birra immaginata

La birra immaginata

Charlie Papazian e Marco Tripisciano

Sono un birraio e il romanzo della birra è una parte importante della mia vita da trent’anni a questa parte. A volte noi birrai siamo tanto presi dall’orgoglio per la birra "artigianale" da non renderci conto che i nostri cinque sensi – gusto, olfatto, vista, udito e tatto – in ultima analisi non determinano il modo in cui percepiamo la birra. Naturalmente, tutti i sensi influenzano fortemente la decisione su quanto una certa birra ci piace o non ci piace, ma dopo tanti anni di studio e di proselitismo a favore dell’arte e della scienza di valutarla,  ritengo vi sia un valore superiore che ciascun individuo prende in considerazione quando stabilisce che cosa gli piace nella vita. Non mi considero uno studioso, non ho altri titoli oltre al Bachelor of Science in ingegneria nucleare conseguito nel 1972. Niente MBA né corsi di marketing. Ciò che credo si basa sulla mia esperienza. Si può dire che lo "image marketing" riguardi la costruzione dell’immagine di un’azienda, di un marchio o di un prodotto. Giusto? Ritengo però che la parola "immagine" possa – debba – riguardare le ragioni per cui in pratica facciamo una scelta anziché un’altra. L’immaginazione è un fattore potente che influenza tutto ciò che percepiamo – e in effetti è alla base del modo in cui interpretiamo i sensi del gusto, dell'olfatto, della vista, dell'udito e del tatto. In alcune degustazioni recenti mi sono ritrovato a meditare su quanto dovremmo prendere le distanze dalla nostra immaginazione quando valutiamo le birre. Per qualche istante mi sono estraniato, siamo diventati per così dire macchine che si scambiavano dati. La meccanica della valutazione umana ha perso il suo lustro. Nessuno se n’è accorto, ma i miei occhi, sia pure per un breve lasso di tempo, sono diventati vitrei. Ma altrettanto spesso la conversazione ha trasformato il mio sguardo vitreo in un incantevole cielo azzurro di speranza e realtà. A portare aria fresca tra i veterani valutatori di birra (detti anche "giudici") ci ha pensato qualche dato reale unito al lustro dell’immaginazione, concludendo gran parte delle conversazioni. «Il carattere della birra», opina un giudice, «sebbene alcuni possano considerarlo un difetto tecnico, è un vero carattere schietto che si ritrova in alcuni piccoli e davvero meravigliosi birrifici rurali – e mi piace». Si può vedere il sorriso sul volto di un giudice, un piccolo passo verso il sogno di ricreare un giorno quell’esperienza, rivivendo ora brevemente il ricordo e la situazione. La birra con un carattere eccentrico, non perfetta tecnicamente, aveva stimolato l’immaginazione e scaldato il cuore, il che forse spiega perché paghiamo per bere birra. Semplicemente inalando certi aromi, riesco a evocare giorni di piacere e rilassamento.

Colpo di sole

La storia che mi accingo a raccontare potrebbe farvi inorridire, ma mi è stranamente cara. Mi sono spesso goduto una delle mie predilette bitter di stile inglese sul tetto di una delle taverne preferite del quartiere. La vista della catena delle Rocky Mountains, il tepore del sole a inizio primavera e a fine autunno mettono allegria. La birra alla spina, maltosa e di sapore pieno, è facilmente influenzata dal sole (questo aroma, che i birrai definiscono negativamente «colpo di sole», «sentore di felino» o «di pelliccia », è il risultato di una comune reazione fotochimica nella birra esposta alla luce) eppure ho continuato a godermi l’esperienza di restare lì, in quel luogo. So quanto possa essere piacevole cedere alla propria immaginazione. Ora tutte le volte che ritrovo l’aroma di una all malt che ha appena preso un colpo di sole e ha un lieve sentore di pelliccia, sorrido, e non solo ho finito con l’apprezzare queste birre tecnicamente difettose, ma le preferisco in virtù dell’immaginazione e del calore che evocano. Sono diventato pazzo? Potete ignorarmi oppure cercare di capire ciò che tento di evocare. La mia immaginazione è esclusivamente mia e non si può negare quanto sia potente ciò che essa suscita in me. «Catturare l’immaginazione» vuol dire catturare i sensi. E quando siamo catturati speriamo di esserlo in senso positivo. È questo che compriamo, non è così? Non è solo che la India Pale Ale ha un amarognolo delizioso; o che la stout ha un serico nero carbone, una consistenza cremosa e piena; o che la pale ale è impreziosita dal bouquet floreale dei luppoli Goldings e Fuggles; o che la barleywine ale e la Doppelbock hanno un’intrigante gradazione alcolica di 9,14; o ancora che la birra di stagione ha aromi di noce moscata e scorza d’arancia. E non si tratta solo del fatto che tutte sono preparate con il miglior luppolo, malto e lievito e con l’acqua più buona. No, in realtà non credo che sia questo che cerchiamo come consumatori. Vediamo un’etichetta, sentiamo un nome, la nostra immaginazione comincia a farci viaggiare, è un primo contatto, micro-secondi di elaborazione delle nostre esperienze. L’immaginazione prende il sopravvento e quindi decidiamo. Sarà una buona esperienza? Sì? Ci provo. Il cliente esce dal negozio con la confezione di birra che dondola in un arco della lunghezza di un braccio. La porta si chiude alle spalle e sai, sai con certezza, abbiamo la convinzione che se quella birra è stata fatta come si deve, l’immaginazione trasformerà tutti quei caratteri birrosi in un’esperienza totalmente influenzata dall’immaginazione.

Dove ci porta

Ci sono dubbi? Prendete la birra affumicata (una tradizione di Bamberg in Germania e oggi anche dell’Alaska), un esempio limite ma un buon esempio. Per molti che la assaggiano per la prima volta sa di bacon ed evoca immagini di colazione – e chi berrebbe birra a colazione? O magari un’esperienza con ricordi di fumo, mentre per altri è il calore di un fuoco all’aperto con gli amici o del caminetto di casa. In un primo momento, l’immaginazione determina la decisione a favore o a sfavore. È una tesi che si può applicare a ogni altro stile di birra con cui ci confrontiamo come consumatori. Birra al lampone o alla mela, stout di  avena, bitter, winter beer, spring beer, birra di frumento – che cosa passa per la mente al primo assaggio di tutti gli altri stili di birra, con i loro aromi e il loro carattere unico? Sappiamo della leggera lager americana ed europea, piacevole, giovane, vivace, bello, sole, neve, montagne, libertà e, per noi negli Stati Uniti, tutto ciò che è americano. Bene, ecco qua, l’immaginazione è servita. Ma anche se può funzionare per il 95 per cento e più di tutta la birra che si consuma nel mondo, la leggera lager dal sapore leggero, la mia immaginazione mi conduce altrove. Perché? Perché mi sono concesso la possibilità di immaginare le mie proprie grandi cose. Che dire di tutte le birre speciali artigianali? Riguardo ai 60, 70, 80 stili e tipi di birra? Pensate davvero, anche solo per un momento, che tutto si risolva con mastri birrai, luppoli, malto, alcol, colore, dolce e amaro? Se è così, forse vi perdete un’occasione – perlomeno di  evocare le vostre fantasie. L’immaginazione modifica qualunque carattere tanto abilmente infuso dal mastro birraio nella birra. Se ancora non riuscite a capire di che cosa parlo, sedetevi tranquillamente con una birra in mano e osservate dove vi porta veramente.

Dicembre 2005

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