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Helena e John
Baker
slow messaggero di gusto e
cultura numero 26, febbraio 2002
Come ben sa chi ha visitato questo paese durante o
subito dopo la fine del comunismo, il buon cibo non era una delle priorità
del vecchio ordine, almeno per le masse. La produzione di alimenti e di
vino era limitata all’essenziale, il bestiame era allevato esclusivamente
in grandi stalle per bovini e recinti per maiali, il cibo era
standardizzato e prodotto sulla base della normativa ufficiale,
un’assurdità burocratica che è sopravvissuta per diversi anni persino alla
rivoluzione di velluto. Valga per tutti l’esempio del pane ceco, una
grossa pagnotta bianca che per decenni è stato l’unico disponibile. Il
vino era prodotto in quantità massicce, con largo uso di additivi come
anidride solforosa e zucchero, col risultato che l’abuso provocava pesanti
strascichi. Di fatto, l’obiettivo principale degli addetti del settore
alimentare del paese era quello di spillare quanto più denaro possibile al
sistema. I consumatori si trovavano di fronte alle occhiate accigliate di
un personale che aveva ben poco interesse a lavorare. L’unica,
commendevole eccezione era la birra, e qualunque manomissione della
qualità avrebbe davvero provocato una rivolta operaia. In effetti, la più
consistente protesta di piazza degli anni Settanta fu causata dall’aumento
del prezzo della bevanda da una corona e venti (allora 0,05 DEM) a una
corona e sessanta (0,06 DEM). Da allora gran parte della vecchia banda
dei ristoratori ha usato i guadagni illeciti per aprire locali di
fantasia, molti dei quali si lanciano in una cucina francese o di stile
internazionale. Oggi, perlomeno, si può anche vedere un sorriso sul volto
del personale. Quanto ai prezzi praticati, nessuna sorpresa! Ma dov’è la
vera gastronomia locale, che cosa ha da offrire Praga in termini di cucina
ceca o morava genuina o innovativa, in particolare nei locali piccoli,
familiari? Ci sono solo cucine straniere e fast-food? È bene precisare che
la migliore cucina è ed è sempre stata quella casalinga. Tuttavia, bisogna
anche fare presente che quasi tutti i pub defilati servono un goulash o un
vepro-knedlo-zelo – il tradizionale maiale arrosto con gnocchetti e
sauerkraut – decenti allo stesso prezzo di un cappuccino nei locali
turistici del centro. Tra l’altro, molti visitatori arrivano nella
Repubblica Ceca convinti che il piatto nazionale sia il goulash: questa
specialità ungherese è piuttosto diffusa, ma la vera specialità locale è
chiamata svickova. Tradizionalmente, ogni madre la fa meglio di
chiunque altro e chi si trova a passare per Praga deve provarla almeno una
volta. Ne parleremo più diffusamente tra poco.
In centro Partiamo dal centro della città, dove si trovano
alcuni dei ristoranti migliori (ma anche dei peggiori): Pod kridlem
(significa «sotto l’ala»), è a poca distanza dalla via Narodni, vicino al
Teatro Nazionale. Ambiente art déco e aria condizionata, e un servizio
professionale ed elegante sono la cifra di questo locale, che è un buon
posto per gustare una valida versione del summenzionato svickova.
Si tratta di una lombata di manzo speziata con grani di pepe interi e
pimento e brasata con verdure, soprattutto sedano, carote e pastinaca,
passate al setaccio, con aggiunta di panna acida e succo di limone per
ottenere una deliziosa salsa cremosa. Il piatto è servito con le
tradizionali pallottoline di pane e guarnito con mirtilli e limone. Può
essere un cibo pesante ma non in questo locale, dove il cuoco ha saputo
conferirgli un tocco leggero e rinfrescante, come fanno peraltro molti dei
migliori ristoranti che propongono la cucina ceca. Questo piatto potrebbe
essere preceduto da un foie gras d’anatra fatto in casa con lattuga
spruzzata di aceto balsamico in salsa di frutti di bosco e uva
caramellata. Tra «le offerte speciali per buongustai» non può mancare una
mezza faraona al forno servita su letto di spinaci e purè di patate alle
spezie, piatto particolarmente saporito servito in una crosta di fragrante
pastella. Tra i vini locali valgono una menzione i Riesling renani di
Sedlec, Zernoseky o Lobkowicz Castle and Cellars di Melnik. Il migliore
dei dessert è un’interpretazione moderna di uno dei dolci locali
preferiti, lo strudel di mele, qui squisitamente leggero. A un tiro di
schioppo da Piazza della Città Vecchia c’è il Kinsky Palac, situato
in un’intima cantina nell’omonimo palazzo. Il servizio è attento senza
essere invadente, come accade in altri casi, mentre dietro le quinte lo
chef de cuisine Patrik Docekal punta su una qualità elevata. Si comincia
con un amuse-bouche, ancora una rarità qui, che può essere un paté
d’anatra con mirtilli oppure una purè di piselli dolcissimi. Tra i primi
piatti va segnalata la gelatina di pollo su un letto di lattuga bagnata
con aceto balsamico adagiata su un coulis di albicocche. Oppure il
formaggio di capra di una piccola fattoria, fuso alla griglia e servito
con un’insalata di miele e frittelle farcite di marmalade di
pomodori. Altro tocco apprezzabile sono i rinfrescanti piccoli sorbetti
(per tutti quello di pesca e dragoncello) che precedono la portata
principale, ad esempio il capretto in stile boemo con purè di carote e
polpettine di patate. La carne è meravigliosamente tenera, mentre le
polpettine, che possono essere pesanti, sono piccole e di gusto delicato.
Si può concludere con un dolce di mandorle (di consistenza molto più
leggera di quanto si possa immaginare) oppure con le più ricche,
tradizionali pere affogate in cioccolato fuso e una selezione di altri
frutti disposti intorno. Com’è logico attendersi in un ristorante di
proprietà del presidente dell’Associazione ceca dei sommelier la carta dei
vini è ampia, con oltre duecento etichette nazionali ed estere. La
Patriot Taverna, vicino ai grandi magazzini Kotva, è un ristorante
decisamente più modesto ma non meno interessante, aperto all’inizio del
2001 da Hanus Drmla. Il piccolo locale propone una eclettica selezione di
piatti, come la zuppa ceca di cavoli con rafano e carote, la zuppa
slovacca di fagioli con klobasa (una salsiccia speziata) e
sauerkraut. La specialità della casa sono i piatti di carne alla
griglia. C’è poi una selezione di formaggi locali, tra cui l’Hermel n [?]
sotto sale, una varietà simile al Camembert, e l’erborinato Niva affinato
nella birra. Una immensa cantina sotto il ristorante è in fase di
ristrutturazione e diventerà un wine bar che proporrà soprattutto i vini
di entrambe le regioni ceche, la Moravia e la Boemia. Per il momento il
fornitore principale è una delle più coraggiose cantine del paese, la
Patria Kobyl della Moravia meridionale.Vi consigliamo il maturo, vellutato
Modry Portugal (Blauer Portugieser) e la vendemmia tardiva Palava, un
incrocio tra Müller-Thurgau e Gewürztraminer. Un altro ristorante
familiare piccolo e a buon mercato, che punta decisamente sui piatti
locali, è U Dzberu (Il barilotto), che occupa i locali di un pub
storico sotto il livello stradale a Stepanska, di fronte all’Istituto
francese, con murali e sculture in legno di Jiri Sochovsky. Tra gli
antipasti freddi suggeriamo uno speziato fegato d’oca marinato in salsa
vinaigrette ed erbe; tra i caldi ci sono prelibatezze locali come la
frittella ripiena di spinaci freschi e panna acida. Le portate
tradizionali comprendono teneri medaglioni di maiale alla vecchia maniera
ceca, ovvero con salsa di vino rosso e miele e rondelle di cipolla.
Consigliamo l’anatra, arrostita con mele e servita con cavolo rosso o alla
griglia, in una marinata di idromele. I vini locali in carta sono quelli
di alcuni dei migliori vignaioli del paese, proposti a prezzi più che
ragionevoli: ad esempio il Sauvignon di Barabas, piccolo produttore di
Znojmo. In effetti, questo locale può vantare una delle carte dei vini più
interessanti e probabilmente è imbattibile, nel centro cittadino, dal
punto di vista del rapporto qualità/prezzo. Lvi Dvur Prazske
Selatko (La corte del leone e il porcellino di Praga). Nel 1999 questo
elegante ristorante su due piani è stato scelto per la presentazione del
primo convivium Slow Food della Repubblica Ceca. Si trova al fondo
dell’itinerario turistico sul ponte mobile che conduce al Castello di
Praga ed è specializzato in “Prazske selatko”, i maialini da latte
arrostiti. Prima di gustare questo piatto, assaggiate il prosciutto di
Praga (senza osso) prodotto nel locale e il fegato dei maialini in salsa
caramellata. Tornando al piatto principale, si tratta della riscoperta di
una ricetta di origini iberiche risalente al regno dell’imperatore Rodolfo
II, monarca piuttosto anticonformista del Cinquecento (cresciuto alla
corte di Spagna, teneva il suo leone da compagnia Mohammed in un edificio
che si trovava proprio su questo sito). Il maialino, una prelibatezza di
circa otto chili, è arrostito allo spiedo e servito con la cotenna
croccante, accompagnato da insalata e patatine fritte. Compagno ideale di
questo piatto è un vino frizzante con lo stesso nome prodotto in esclusiva
dalla migliore azienda ceca di spumanti, la Bohemia Sekt. Per chi desidera
provare qualcosa di diverso c’è il filetto di pesce d’acqua dolce su un
letto di purè di spinaci, oppure l’anatra preparata in due modi
(magret e tradizionale, con pallottoline di pasta e cavolo rosso).
Un vino della Moravia che consigliamo è il Traminer delle cantine di
Habanske Sklepy. Come dessert non perdetevi la torta di noci.
Con la birra Scendendo per la collina, c’è
la zona intorno al ponte Carlo chiamata Mala Strana. Nascosto qui, proprio
alle spalle della strada principale, si trova l’U Maltezskych
rytiru (I Cavalieri di Malta), intimo ristorante familiare sito in un
edificio dalla lunga storia che è stato, tra l’altro, pensione dell’Ordine
dei Cavalieri di Malta, che nel Medio Evo aveva qui intorno una piccola
enclave. La zona pranzo è divisa in due salette, una affacciata sulla
strada e l’altra due piani più in basso, a livello del fiume Vltava. Il
locale è diretto con grande impegno da Nada Cernikova, che propone piatti
ben preparati e ben presentati come il filetto di trota affumicata su
foglie di lattuga con panna acida, seguito da gustosi piatti di
cacciagione quali il filetto di cinghiale con cipolle, salsa di rosa
canina e gnocchi di patate, o il petto di fagiano in salsa di funghi
selvatici con spinaci e frittelle di patate. E che dire della bistecca
flambé in brandy di prugna con fegatini d’oca e mirtilli o del petto
d’anatra arrosto con salsa di caramello e limone, con contorno di frutta
saltata e frittelle di riso? I vegetariani potranno optare per le
tagliatelle fatte in casa con ratatouille di verdure e porcini in basilico
fresco ricoperti di formaggio di pecora. Per finire, uno strudel di mele
con gelato e una bevanda a base di latte e uova. Tutto di
prim’ordine. Sempre restando vicino al centro della scena, ci si può
spingere fino al Moravsky Archiv Vin, un wine bar con annesso
ristorante a Navratilova, presso il nuovo municipio. Questo locale in uno
scantinato, diretto dal vulcanico Jiri Stangler e dai suoi figli e nel
quale si possono trovare buone specialità morave a prezzi contenuti, è
molto apprezzato dai locali e dai più intraprendenti fra gli stranieri. Da
provare lo schnitzel di Znojmo con cetriolini sottaceto in salsa
piccante o i fegati di anatra avvolti in una frittella di patate. I vini
sono serviti in bottiglia o a bicchiere (dosi generose) e provengono
principalmente dall’azienda di Spevak. U Ciriny, quasi di fronte
al locale appena citato, è un’altra trattoria senza pretese che si dedica
alle specialità slovacche (non dimenticate che fino a non molti anni fa la
Repubblica Ceca e la Repubblica Slovacca erano una cosa sola);
halusky, polpettine di pasta in salsa di formaggio di pecora
(brynza) e perkelt, ossia pollo alla paprika, sono i piatti
più tipici. Per chi deve nutrire comitive numerose ma esita di fronte
alle trappole per turisti intorno alla piazza della città vecchia, nella
strada delle banche Na Prikope, presso piazza Venceslao, c’è
Pelikan. Sotto il regime comunista era uno dei pochissimi locali
definiti di prima classe, oggi ospita soprattutto grandi comitive. Ma non
vi spaventate: la cucina è di livello più che decoroso e propone menù
fissi ben preparati a base di specialità locali con vino o birra e musica
popolare morava dal vivo sotto l’occhio vigile del signor Kacirek, il
sollecito direttore. U Kalicha, invece, è un pub ricco di
atmosfera che serve piatti tradizionali cechi con un approccio serio, che
si dice fosse frequentato dal buon soldato Schweik. Quanto alle bevande,
come in gran parte dei locali economici puntate sulla birra. Vale la pena
di ricordare che la birra, bevanda tipica della regione, è la compagna
ideale di molti piatti locali, soprattutto quelli di maiale e di
pollo. In tema di birra, altri locali che servono cibo ceco e meritano
una visita sono Pivovarsky Dum, Staropramen e il
microbirrificio e ristorante Pivovar u Fleku. Infine, in una
tipologia completamente diversa, quasi popolare, merita una menzione U
Ervina, locale senza pretese frequentato dagli operai, ai confini
della cittadina di Vlasim, vicino al centro industriale di Benesov, non
lontano dall’autostrada Praga-Brno, a mezz’ora di automobile dal centro
della capitale. Ervin Klima, il proprietario, detesta la cosiddetta
«cucina preconfezionata» e ai clienti serve solo piatti preparati sul
momento, a prezzi davvero popolari. Non lasciatevi ingannare dalla
modestia del locale: il Convivium Slow Food di Praga si è riunito qui
recentemente ed è rimasto impressionato dal cibo e dall’attenzione per gli
ingredienti utilizzati nella preparazione di specialità quali la
tlacenka o il sulc (soppressata) fatti in casa e gli
involtini di manzo o di maiale.
Giugno 2005 |