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Arriva la birra geneticamente modificata

Il mastro birraio svedese Kenth Persson "personalizza" il gusto con un tocco di aroma di mais Bt geneticamente modificato. Kenth, lo stesso nome del produttore, è una birra light chiara, ottenuta con ingredienti tradizionali: malto d’orzo, luppolo, lievito. Con una piccola aggiunta però, proprio quella che nelle intenzioni del mastro birraio svedese Kenth Persson "personalizza" il gusto, dà un tocco di aroma in più, ma anche quella che genera le più roventi controversie: il mais. Anzi, il mais Bt geneticamente modificato. Kenth lo importa dalla regione dell’Oderbruch in Germania, unico paese europeo in cui queste coltivazioni sono oggi praticate (insieme alla Spagna) perché avviate prima che partisse la moratoria Ue, quella che peraltro in questi giorni è stata sbloccata dopo sei anni. Kenth lo indica correttamente nell’etichetta, come richiesto dalle norme della stessa Ue, e la sua birra è il primo prodotto alimentare che nasce dopo le nuove severe regole appunto sull’etichettatura approvate alla fine del 2003. Su ogni bottiglia c’è la dicitura organismo geneticamente modificato. C’è una valenza politica, ovviamente, in tutto questo. L’obiettivo del mastro birraio è sì di produrre una buona birra, ma nello stesso tempo anche una birra che diventasse «il simbolo di una nuova tecnologia e di un nuovo modo di pensare», come lui stesso ha detto. Il chicco di mais Bt ha lo stesso aspetto e lo stesso gusto di quello tradizionale.
Secondo Kenth è anche altrettanto sicuro, una posizione che non mancherà di generare polemiche. La differenza fra questo mais e quello tradizionale, insiste il birraio svedese, è solo nella catena di produzione dei piccoli chicchi seminati in una valle vicino al fiume Oder. In realtà quello che distingue il mais Bt è che al suo interno è stata inserita una nuova caratteristica, capace di autoproteggere la pianta dalle aggressioni della piralide, un parassita in grado di devastare queste colture. Grazie al gene Bt – che consente alla pianta di autoproteggersi dagli insetti – gli agricoltori non devono più utilizzare dosi elevate di insetticidi, spiega il birraio: le colture sono in grado di difendersi autonomamente. Il gene utilizzato, aggiunge Kenth, è naturalmente presente in un batterio del terreno, il Bacillus thuringensis, utilizzato comunemente in agricoltura da oltre 50 anni e che viene usato molto frequentemente nell’agricoltura biologica. La caratteristica di autoprotezione di questo masi è una delle principali caratteristiche che possono essere conferite alle piante con le biotecnologie. Ad esempio, i ricercatori stanno studiando la possibilità di avere colture in grado di resistere a climi estremamente caldi e aridi. E’ poi in corso una ricerca sul "golden rice", una varietà di riso con capacità nutrizionali più elevate che sarebbe in grado di contribuire alla riduzione del problema della malnutrizione.

( Fonte Greenplanet )

 

Febbraio 2004

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