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Ringraziamo BustoBrewer e suo padre per la traduzione

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Fonte Beer Judge Exam Study Guide tratta dal Beer Judge Certification Program, sito www.bjcp.org

 

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Ammostamento

di David Hauseman e Scott Bickham

Lo scopo principale dell'ammostamento è quello di rompere le proteine e gli amidi che non sono stati trasformati durante il processo di maltazione. Questo lavoro viene fatto da vari gruppi di enzimi che degradano differenti substrati se attivati a determinate temperature.

Acid Rest

Con malti chiari questa degradazione enzimatica inizia con l'acid rest (pausa acido), dove le fitasi rompono la fitina in fosfato di calcio o di magnesio e acido fitico. Questo aiuta l'acidificazione del mosto quando l'acqua ha un basso contenuto di calcio e i grani molto tostati non sono inclusi nella ricetta. Questa pausa avviene a temperature tra i 35 C° e i 49 C°. Un altro gruppo di enzimi attivi in questo range sono le b-glucanasi, che rompono la emicellulosa e le gomme nelle pareti cellulari di malti non modificati. Alcune aggiunte, in particolare il riso, hanno alti livelli di queste sostanze, e si possono riscontrare problemi, come un mosto stuccoso, se non vengono degradati in sostanze più semplici dalle b-glucanasi.

Protein rest

Protein rest

Per molti malti l'ammostamento inizia con il protein rest (pausa proteine), che avviene solitamente a temperature comprese tra i 46 C° e i 52 C°. Questo processo inizia con le proteasi, che rompono le molecole pesanti delle proteine in frazioni più piccole come i polipeptidi. Questi polipeptidi sono inoltre degradati, da enzimi peptidici, in peptidi e amminoacidi, che sono essenziali per la crescita corretta del lievito. Le proteine di peso molecolare 17,000 fino a 150,000, devono essere ridotte in polipeptidi di peso 500-12,000 per una buona formazione della schiuma, e alcuni vengono ulteriormente ridotti a 400-1500 per una buona nutrizione del lievito.

Conversione degli amidi

Il processo enzimatico finale converte gli amidi in destrine e zuccheri fermentabili. Gli amidi devono essere prima gelatinizzati, e questo avviene a temperature di 54-65 C° per il malto. La gelatinizzazione per grani non trattati, come mais, avviene a temperature maggiori, quindi questi chicchi devono venir bolliti oppure fatti in fiocchi prima di aggiungerli al mosto. La rottura degli amidi è portata avanti dall'azione combinata degli enzimi a-amilasi e b-amilasi durante la pausa di saccarificazione. Questi enzimi rompono i legami 1-6 degli amidi riducendo la complessità delle molecole. Gli enzimi diastatici, o amilasi, lavorano in tandem, con gli enzimi b nel dividere le unità di maltosio dalla testa riducente e gli a rompono i legami 1-4 casualmente. Temperature inferiori ai 65 C° favoriscono la b-amilasi, producendo un mosto più fermentabile, mentre temperature superiori a 68 C° favoriscono la amilasi, producendo un mosto più destrinico. Lo zucchero prodotto più semplice è un monosaccaride, cioè possiede solo una base zuccherina nella sua molecola. I monosaccaridi nel mosto includono glucosio, fruttosio, mannosio e galattosio. I disaccaridi sono fatti di due monosaccaridi uniti, e includono maltosio, isomaltosio, saccarosio, mellibosio e lattosio. I trisaccaridi includono il maltotriosio, che è lentamente fermentabile e sostiene il lievito durante la lagerizzazione. Gli oligosaccaridi, costruiti da catene di glucosio (diversi monosaccaridi), sono solubili in acqua e vengono chiamate destrine. La concentrazione relativa di questi zuccheri è determinata dal tipo di malto e se è stata favorita la b-amilasi o la a-amilasi.

Chiusura ammostamento (mash-out)

mash-out

Dopo aver completato questa fase, molti birrai terminano alzando la temperatura del mosto a 75 C° per vari minuti. Questo assicura la disattivazione dell'amilasi e la conversione di destrine in zuccheri fermentabili. Inoltre riduce la viscosità del mosto, facilitando il filtraggio. Comunque sono tutti d’accordo che le migliori condizioni di estrazione avvengono a queste temperature.

Procedure per l'ammostamento

Il processo di ammostamento inizia immergendo i grani tritati in 2 o 3 litri di acqua per chilo di malto. L'amido in granuli si impregna d'acqua e i processi enzimatici si protraggono come indicato sopra. Il metodo più semplice consiste in un'infusione con solo una pausa, dove il malto viene messo in acqua calda per raggiungere le temperature per la conversione degli amidi. Questo metodo è indicato per malti molto modificati, usati per la produzione di ales britanniche. Ha il vantaggio di richiedere uno sforzo minimo, sia in equipaggiamento che in tempo ed energia, ma impedisce l'uso di malti non modificati o di aggiunti. Un ammostamento a varie pause permette una maggiore flessibilità. La temperatura viene aumentata scaldando direttamente sul fuoco o anche tramite l'aggiunta di acqua bollente. Questo richiede più risorse, ma permette l'uso di malti non modificati. La decozione, invece, richiede la rimozione di una grossa parte del mosto, di solito un terzo, per fargli compiere una saccarificazione veloce, ad alte temperature. Poi viene bollito per 15-30 minuti prima di mischiarlo nuovamente col mosto. Questa procedura viene ripetuta fino a tre volte, in relazione alla modificazione del malto e allo stile della birra. La decozione aiuta l'esplosione dei granuli di amido e la rottura della matrice delle proteine del malto non modificato, aumentando l'efficienza dell'estrazione, e aiuta la formazione di melanoidi. Questi elementi vengono formati dagli amminoacidi e dagli zuccheri riducenti in presenza di calore, e sono responsabili del sapore ricco delle lager maltate. Questo metodo di ammostamento è il più complicato, ma è il metodo tradizionale per molte lager. Un possibile effetto collaterale è una estrazione sovrabbondante di tannino e di precursori del DMS dal guscio del chicco, anche se questo non è significativo a pH tipici. Un quarto metodo è il doppio ammostamento, che può essere visto come una combinazione di infusione e decozione. Come spiegato dal nome, è costituito da due ammostamenti: uno principale fatto di malto frantumato, e uno di cereali e aggiunti e una piccola percentuale di malto. Il secondo viene bollito per almeno un'ora, per gelatinizzare gli amidi, e viene poi aggiunto al mosto principale, a cui è stato fatto un acid rest (pausa acido). La mistura viene poi sottoposta a proteinizzazione e saccarificazione come un normale ammostamento a più pause. Il doppio ammostamento è il metodo più comune per produrre birre come America Light Lager, che contengono una gran percentuale di granaglie di mais.

Filtraggio

Il filtraggio serve per separare il liquore zuccherino dalle trebbie. Di solito è fatto con contenitori chiamati tini di filtraggio (lauter tun), che contengono il mosto e dispongono di un setaccio per separare il liquido dal solido. Nella produzione casalinga spesso i tini di cottura e di filtraggio sono gli stessi, per evitare che versando il mosto, da un contenitore all'altro, si ossigeni. L'ossigenazione a caldo potrebbe risultare in sapori non voluti nella birra finale, come sapore di sherry o carta bagnata. Il filtraggio consiste nel drenare i grani, e nell’annaffiarli con acqua per estrarne gli zuccheri. Questa procedura deve avvenire lentamente. La prima parte di mosto estratto va ri-immesso nel tino fino a che il liquore non sarà limpido, e serve per prevenire il secco e l'opacità nella birra; questa operazione prende il nome di vorlauf. Filtrare troppo velocemente porterà ed una scarsa estrazione, e il flusso troppo veloce d'acqua potrebbe lavare via amido e proteine indesiderate. Se non portate a termine adeguatamente il vorlauf avrete un effetto simile. Sarà necessario tenere temperature di 70-75 C° per l'intero processo; questo garantirà una maggior estrazione di zuccheri dalle trebbie senza eccessi di tannino. Temperature superiori ai 75 C° agevoleranno l'estrazione di tannino e faranno esplodere i granuli di amido permettendo loro di passare attraverso il filtro insieme a gomme e proteine. Questi amidi rimarranno non fermentati nella birra, a meno di non essere digeriti da lieviti selvaggi o batteri. Un altro potenziale problema è un filtraggio intasato, causato da un inadeguato quantitativo di scorze nelle trebbie, che invece permettono il passaggio del liquore trattenendo il pastone. Se la ricetta prevede grosse quantità di frumento o riso, che non hanno un loro guscio solido, solitamente è necessario immettere nel tino di filtraggio qualcosa che lo sostituisca (solitamente chicchi di riso) che non influiscono sulla densità e sul sapore della birra finale. Frumento, riso, avena e altri cereali inoltre contribuiscono ad una consistente quantità di gomme che possono intasare il filtro. Queste solitamente richiedono una pausa per le b-glucanasi. Lo sparging è l'aggiunta di acqua calda o liquore al tino di filtraggio. Di solito la composizione chimica dell'acqua deve somigliare a quella dell'acqua per l'ammostamento. Il pH dovrebbe essere approssimativamente 5,7 in modo da evitare che venga superato un pH di 6, che favorisce l'estrazione di eccessivo tannino. La velocità dello sparging deve essere bassa, con acqua a 75 C° aggiunta moderatamente, in modo che il letto di trebbie non venga disturbato. Una lettura di densità del mosto che esce per primo, deve essere circa il doppio di quella voluta nella birra finita. Se non corrisponde esso deve essere riimmesso nel tino. Lo sparging dovrebbe cessare quando la densità scende sotto i 1010 o il pH del mosto in uscita sale sopra i 6. Controllando il mosto in uscita si evita di proseguire il filtraggio estraendo tannino. Imparare ad assaggiare il liquore per accertarsi di quando interrompere il filtraggio dà al birraio una conoscenza della sua birra che gli permetterà di non dover usare densimetri o pHmetri.

Bollitura

La bollitura del mosto è richiesta per le seguenti ragioni:
1) Estrae, isomerizza e dissolve gli a-acidi del luppolo
2) Ferma l'attività enzimatica
3) Uccide batteri, funghi e lieviti selvatici
4) Coagula proteine indesiderate e polifenoli nell’hot break
5) Stabilizza i sali per un corretto pH di bollitura
6) Vaporizza indesiderati oli di luppolo aspri, composti solforosi, chetoni ed esteri
7) Facilita la formazione di melanoidi e caramellizza alcuni degli zuccheri del mosto
8) Vaporizza acqua, aumentando la densità del mosto portandolo a volume e densità corretti

Di solito si raccomanda almeno un'ora di bollitura per fare una birra di qualità. Quando si produce una all-grain, è normale utilizzare una bollitura di 90 minuti con il luppolo aggiunto, per l'amaro, nell'ultima ora. Storicamente esiste un'eccezione alla bollitura, e si tratta della Berliner Weisse. Qui il luppolo viene aggiunto durante l'ammostamento, e il liquore è raffreddato dopo lo sparging e poi fermentato con lactobacillo del malto e lievito ale. Bollendo per meno di un'ora si rischia di non utilizzare appieno gli acidi del luppolo, quindi il livello di amaro può risultare più basso del voluto. Inoltre la schiuma può risultare non ben formata a causa dell'estrazione impropria di isoomuloni del luppolo. Una bollitura vivace per un'ora è necessaria per legare i composti del luppolo ai polipeptidi, formando colloidi che rimangono nella birra e aiutano a formare una schiuma stabile. Una bollitura vivace e aperta aiuta inoltre a rimuovere componenti volatili indesiderati, come aspri costituenti del luppolo, esteri, e composti sulfurei. È importante bollire senza il coperchio per permettere che queste sostanze non condensino e ritornino nel liquore. Anche la limpidezza è modificata da una vivace bollitura: se non dura almeno un'ora, non ci sarà un adeguato hot break per rimuovere le proteine indesiderate. Questo influenzerà la conservazione della birra in bottiglia, perché nel tempo queste proteine faciliteranno la crescita di batteri, anche in bottiglie adeguatamente disinfettate. Le qualità preservative del luppolo non potranno entrare in azione se il liquore non viene bollito per un'ora, perché non verranno estratti sufficienti quantità di composti. Bollendo il liquore si abbasserà il pH. Avere il pH adeguato non è un problema nell'inizio della bollitura, ma se questo è inferiore a 5,2 la precipitazione di proteine sarà ritardata e i sali carbonati dovranno essere usati per ridurre l'alcalinità. Il pH diminuirà e alla fine sarà 5,2-5,5, in modo che un opportuno cold break permetta una corretta fermentazione. Un pH non corretto durante la bollitura potrebbe dare problemi di limpidezza o fermentazione. Gli effetti della bollitura dovrebbero rispecchiare i canoni dello stile. Spesso si producano i melanoidi, che sono composti prodotti dal calore sugli amminoacidi e zuccheri. Questi aggiungono colore e sapore di malto alla birra. Quando desiderato, un insufficiente bollitura non formerà abbastanza melanoidi per lo stile. Bollire il liquore della prima filtratura, che ha una densità alta, farà caramellizzare velocemente gli zuccheri. Questo solitamente è ricercato nelle Scottish Ales, ma sarebbe inappropriato per le Light

Lager

Bollire vigorosamente il liquore lasciandolo scoperto farà sì che in un'ora evaporino circa quattro litri, anche se molto dipende dalla configurazione del pentolone. Se si vuole rispettare una certa densità, in modo da soddisfare i canoni di uno stile, sarà necessario tenerne conto. Per bolliture più lunghe può risultare utile aggiungere acqua sterile, alla fine, per ricompensare la perdita.

Raffreddare

Dopo la bollitura, il liquore deve essere raffreddato il più velocemente possibile, con un sistema ad immersione o a controflusso. Questo minimizza il rischio di contaminazione da parte di lactobacilli o batteri e produce un adeguato cold break. Questo cold break consiste nel far coagulare complessi proteine-proteine o proteine-polifenoli e di solito è coadiuvato dall'uso di Irish Moss nelle ultime fasi di bollitura. Non c'è accordo sull'efficacia o meno del cold break. Da una parte provvede a fornire strutture di carbonio utilizzate dal lievito per la sintesi di sterolo, ma dall'altra livelli eccessivi possono portare ad elevati livelli di esteri e alcoli amilici e favorire la formazione di opacità da freddo o permanente nella birra finita.

Letture ulteriori

1. Dave Miller, Dave Miller's Homebrewing Guide (Garden Way Publishing, Pownal, VT 1996).
2. Darryl Richman, Bock (Brewers Publications, Boulder, CO, 1994).
3. Gregory J. Noonan, New Brewing Lager Beer (Brewers Publications, Boulder, CO, 1996).
4. George Fix, Principles of Brewing Science (Brewers Publications, Boulder, CO, 1989).
5. George e Laurie Fix, An Analysis of Brewing Techniques (Brewers Publications, Boulder, CO, 1997).
 

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